19 - L'onore dei Tullwyn

Viste le condizioni di Ajace impossibilitato a proseguire, il gruppo è concorde nel tornare a Taztos per farlo curare. Giungono dopo circa 2 ore al cospetto di Garril Stopezil il quale, dopo aver ordinato di prestare soccorsi ad Ajace, fa convocare Jano e i suoi nuovi sottoposti per rinfoltire la piccola spedizione. Jano decide di portare con sè Valten, un mercenario molto robusto che si rivela un ex gladiatore dei giochi Pamesani.
Di tutta fretta si organizzano per l'immediata ripartenza; comprano inoltre una tenda per passare eventuali notti accampati nel bosco.
Dopo circa 3 ore sono di nuovo nel punto in cui Ajace è stato ferito. Proseguono verso l'interno del bosco seguendo la mappa dei villaggi Tullwyn (uno schema inciso su pelle umana sottratto agli stessi barbari da una vecchia schermaglia degli uomini di Stopez).
Ormai giunto il buio si accampano per la notte; Deidara prova senza successo ad interrogare i tarocchi che le risultano poco chiari.
La mattina successiva all'alba Exilus chiede a Jano di accompagnarlo per tentare di stabilire un contatto con i legionari da salvare (come già era avvenuto per la sacerdotessa Gaia).
Mentre gli altri sono intenti a smontare la tenda, Exilus cade in una sorta di trance al termine della quale risulta agitato. Rivela a Jano, e successivamente al resto dei compagni, di aver avuto nella notte una visione che riguarda il tenente del manipolo di uomini scomparsi: delle figure sfocate all'interno di una struttura circolare intenti a mangiare e parlare. Non riesce a capire null'altro dalle vaghe immagini che ha potuto captare: nè la condizione in cui l'uomo si trovi, nè che tipo di locazione fosse.
Deidara prende Exilus da parte rivelandogli di essere in possesso del diario della sorella Elizabeth, nel quale si parla di alcune abilità di lui poco chiare. Egli tenta di essere evasivo nelle risposte ma accetta la proposta di lei di unire le forse combinando le visioni ai tarocchi. Dalla nuova interrogazione delle Carte, Deidara interpreta una cosa pressochè incredibile: i legionari sono stati risparmiati e soccorsi dai Tullwyn in quanto un capo saggio ha riconosciuto il loro valore militare. Con rinnovato vigore, nonostante lo scetticismo di Kran, si dirigono verso il villaggio più vicino finchè non odono il rumore di una cascata e il suono di voci umane (complice anche un forte vento a loro contrario).
Kran si accorge che non sono soli: delle ombre si muovono nel bosco. Avvisa i loro compagni che ormai sono consapevoli di essere "sorvegliati". Deidara e Jano cominciano a parlare in Jarinese affermando la loro intenzione di essere in pace e la consapevolezza di essere osservati. Dalla boscaglia così emergono le figure di alcuni Tullwyn con scudo e lancia in posizione non offensiva. Dopo aver scambiato alcune parole, i barbari rivelano di avere con loro le persone che stanno cercando risparmiati. Il gruppo viene così portato in una sorta di villaggio perfettamente mimetizzato nella vegetazione. In tempi rapidissimi viene costruita loro una sorta di capanna di rami e foglie e viene spiegato che la tenda che utilizzano i legionari non è buona in quanto attira gli Zunanni (viverne) attratte dall'odore del grasso con cui il tessuto della tenda è ricoperto.
Jano e compagni sono stupefatti dall'abilità di adattamento dei Tullwyn e sono anche testimoni di un loro rituale: all'alzarsi del vento essi si dirigono su un'altura dove cominciano a pregare.
Trascorrono la notte tra l'agitazione e la speranza; l'indomani vengono destati e portati ancor più nell'interno della vegetazione. Giungono all'entrata di un villaggio decisamente più grande e con strutture ben più robuste, dove tuttavia non accedono; probabilmente è il centro principale di questa tribù Tulwyn, chiamata Altare, a detta del loro capo Oran. Questi si rivela una persona saggia e leale (così come riferito, visto il suo non essersi mostrato), apprezzante il coraggio in battaglia. Dopo qualche minuto i legionari scomparsi vengono portati da loro più o meno in salute. Con pochi convenevoli viene loro chiesto di abbandonare il territorio e garantito che non verranno attaccati da loro. Deidara offre in dono la coda della Viverna che aveva mozzato alla bestia carnefice di Ajace. Il guerriero Tulwyn che ci ha scorato al villaggio accetta il dono e saluta i nemici.
Il gruppo si mette in viaggio anche se i legionari feriti rallentano notevolmente il passo. Trovandosi a corto di razioni decidono di procacciare cibo: Exilus è il più fortunato e riesce a pescare uno storione di 80 Kg più altri quattro pesci (trote e salmoni).
Tuttavia il buio giunge e, nonostante il disaccordo di Kran, si accampano per la notte.
Mentre Valten e Deidara sono di guardia, alcune frecce vengono scoccate; Jano, Kran ed Exilus ancora un pò intontiti tentano come possono di mettersi a riparo, mentre gli altri due corrono in direzione delle frecce.

Si trovano difronte dei piccoli esseri, probabilmente Gargun (sottorazza Araki, forse), appostati sui rami e ai piedi degli alberi. Exilus, rimasto indietro rispetto agli altri che cercavano il corpo a corpo, fa ricorso a una delle sue magie: dal terreno limitrofo ai Gargun cominciano a divampare delle fiamme. Solo tre dei sette aggressori vengono colpiti dal fuoco dello Shek-Pvar che non era riuscito ad individuare la loro locazione esatta a causa del buio. Al divampare delle fiamme alcuni Gargun si ritirano mentre Valten, Jano e Deidara sono colti da un attimo di disorientamento.

Kran si inginocchia quasi atterrito dall'improvvisa visione e, nonostante le rassicurazioni di Exilus (che dice di aver lanciato dell'olio incendiario) rimane scosso. Dopo qualche attimo tuttavia tutti si riprendono e con il furore di un animale alle strette riescono ad avere la meglio sugli aggressori: Valten decapita un Gargun, Deidara rompe il femore ad un altro, Jano ne trafigge un terzo mentre Kran abbatte l'ultimo che era rimasto a lottare.

Rimanendo svegli e vigili gli uomini attendono le prime luci prima di rimettersi in marcia; Kran, sempre sospettoso, incalza Exilus con domande per comprendere cosa fosse successo. Dal canto suo lo ShekPvar risponde evasivo che di null'altro si tratta se non di scienze alchemiche.
Sulla via per Taztos comunque trovano uno spettacolo agghiacciante: una colonna di fumo si alza dal forte...
Affrettano così il passo fino ad arrivare al luogo dell'attacco: il terreno esterno alle mura nel quale i mercenari stavano costruendo barricate è stato evidentemente attaccato da un frecce e fuoco. Vengono scortati all'interno del forte dove il vice di Garril Stopez spiega loro che una forza congiunta di Tullwyn e Gozida ha condotto un assalto.
Quando successivamente li raggiunge lo stesso comandante Stopez, questi spiega che è probabilmente un attacco intimidatorio per far sapere che i barbari non temono le forze di Tharda. Inoltre si complimenta con loro per la riuscita della missione e ascolta attentamente il resoconto del tenente dei legionari salvati.
Il gruppo viene premiato con generose ricompense e subito gli viene chiesto che la questione dei tumuli rimasta in sospeso venga risolta il prima possibile, onde evitare che strani accadimenti o apparizioni abbattano il morale degli uomini già messo a dura prova.

Una nuova missione attende gli avventurieri...