12 - L'Arcano Mercante

Una volta dentro Jano ed Exilus, vengono raggiunti da altri uomini del palazzo. Arianna viene lasciata fuori da Jano e le chiede di andare a chiedere aiuto al tempio di Peonu. Intanto gli scagnozzi di Havril mostrano la loro ostilità agli indesiderati ospiti che, poco saggiamente, cadono nelle provocazioni ed estraggono i pugnali.
Elizabeth è di ritorno dal mercante con il suo amico Aiace al quale ha riferito la disavventura nella quale si e' venuta a trovare. Al tempio di Peonu invece Arianna allerta Vimaruk che era andato a trovare il degente Lorac. Tutti si dirigono al palazzo di Havril dove all'esterno sono riunite delle guardie cittadine e alcuni legionari attirati dalle urla provenienti dalla casa del mercante. Al suo interno intanto Jano ed Exilus sono in una brutta situazione ma l'intervento delle guardie riporta l'ordine. Havril, sceso pocanzi a vedere cos'accadeva nel suo cortile, accusa i due ospiti di essersi introdotti con l'inganno nella sua proprietà. Exilus giustifica la loro presenza tirando in ballo la sparizione di Gaia e l'incarico affidato loro dal tempio di Agrìk. Vimaruk ed Elizabeth provano a discolpare i loro compagni, ma anche loro, visti come complici, vengono portati al Palazzo Provinciale di Ramala (dove risiede il magistrato della Provincia).
Qui vengono portati al cospetto di Zuril, attuale incaricato dello svolgimento degli uffici legislativi di Moleryn (legato, dato che il reale magistrato preferisce adempiere ad altri doveri...). Costui, uomo di dubbi valori morali, è purtroppo in buoni rapporti con Havrìl e dunque diffida della parola degli avventurieri che vengono chiusi nelle carceri in attesa di chiarimenti sulla veridicità delle loro parole. Trascorrono tre giorni, prima che questi vengano liberati. A casa di Havril nessuno ha trovato tracce di Gaia, il Tempio di Agrìk ha riconosciuto la lettera di Marca ma non l'operazione intrapresa da Jano ed Exilus e dunque il tutto si risolve con un nulla di fatto. Tuttavia l'ufficiale dei legionari, prima di congedarli suggerisce loro di dare un'occhiata alla storia di Moleryn che, si dice, sorga su antiche città elfiche e di conseguenza il sottosuolo e ricco di cunicoli.
Così il gruppo si divide a metà tra il tempio di Peonu e quello di Laràni scoprendo così che l'attuale struttura cittadina sorge su quella che è stata prima una città Sindarin e successivamente un insediamento Jarinese. Riescono a ricostruire una sorta di vaga mappatura individuando quattro accessi per il sottosuolo. Prima di addentrarsi nella cerca comprano delle provviste e decidono di dirigersi all'entrata più vicina: una sorta di scarico fognario al molo. Exilus mette in guardia i compagni sull'eventualità di trovare dei Gulmorvin (non morti) e sulle difficoltà di un possibile scontro con essi (e infatti a lui noto il fatto che questi non possano morire).
A notte inoltrata i cinque si avventurano al molo e, cercando di eludere due guardie di ronda, prendono delle barchette per addentrarsi nel tunnel. Elizabeth, Vimaruk e Aiace riescono nell'intento, mentre Jano ed Exilus rischiano di far saltare la copertura facendosi scoprire dalle guardie. Dopo essersi finti ubriachi e con difficoltà di guida non indifferenti, raggiungono il resto del gruppo. Procedono per una 60ina di metri dopo aver superato due bivi: trovano una sorta di piazzola dove un altro ambiente sembra essere stato murato. Praticando una piccola apertura sui fragili blocchi di tufo, intravedono nell'ombra una sorta di sala che riporta antichi affreschi artistici. Decidono di proseguire per il tunnel ma il suono distorto di un ululato li fa raggelare. Il passaggio si restringe fino a divenire a misura di barca, ma sembra che le acque cadano in una sorta di parete scoscesa. Tornano indietro verso il primo bivio ma lo stesso ululato di prima li getta nel panico. Si muovono velocemente per raggiungere la piazzola precedente e sfoderano le armi...in attesa.

Exilus evoca un muro di fuoco etereo tra loro e l'acqua ma non passano troppi secondi quando cinque tentacoli sproporzionati tentano di afferrare i malcapitati. Viene ingaggiata una strenua lotta nella quale Jano e Aiace rischiano di essere annegati ed Exilus quasi stritolato dall'enorme piovra, prima che questa venga uccisa. Nella colluttazione il muro di tufo viene ulteriormente danneggiato scoprendo una più ampia porzione della stanza interna. Dopo qualche indugio decidono di far luce e sfondano del tutto i blocchi di tufo e riconoscono quella che sembra un'antica sala artistica dove pero' vi sono nel muro scavati dei loculi vuoti. Exilus e Vimaruk insistono per andare via ma Jano colto da curiosità si addentra rivelando un'altra parete di tufo. Vi si dirige prima di accorgersi che sta per cadere in un fosso di circa 3 metri dove sulla base vi sono delle ossa. Anche lui torna indietro e tutti riprendono la via di sinistra al secondo bivio precedentemente incontrato. Dopo una trentina di metri, arrivano ad una nuova interruzione del tunnel dove un'altra piazzola più piccola munita di attracchi per l'ormeggio delle barche, presenta una scala che da verso la superficie. Ci sono dei segni di una lingua molto simile alla Mazza Rituale del culto distorto ma nessuno ne comprende il significato.

Aiace, Jano ed Elizabeth salgono sulla scala chiusa da due lastroni di pietra dalla quale sgocciola dell'acqua. Vi e' una catena che Aiace decide di tirare. Si ode in superficie il suono di una campanella e dopo qualche minuto i lastroni, rivelatisi una botola meccanica, si aprono riversando in basso una grande quantità d'acqua. Aiace esce allo scoperto parandosi con lo scudo che, per sua fortuna, lo protegge da una pioggia di frecce scagliata da quattro uomini. Ad uno ad uno tutti escono dalla botola ed ingaggiano un duello in quello che scoprono essere il cortile di Havril. Come aveva intuito Vimaruk, l'uscita è proprio la fontana nel chiostro della dimora del mercante. Exilus semina il panico tra i nemici evocando un nuovo muro di fuoco; Aice e Jano ingaggiano un violento corpo a corpo; Vimaruk ed Elizabeth utilizzano armi da lancio contro i dirimpettai. Dopo qualche momento a suon di colpi, fa la sua comparsa sulla balconata una figura pesantemente armata: il mercante Havril rivela la sua indole battagliera e, soprattutto, comincia ad intonare una litania che Exilus con sorpresa riconosce essere un incantesimo. All'improvviso lo Shek-Pvar lancia una frombolata all'indirizzo di Havril che è costretto ad interrompere le sue parole. Il duello sembra quasi volgere in favore di Vimaruk e compagni quando il Mercante pronuncia una parola che istantamente avvolge in un buio pesto i suoi compagni. Jano e gli altri si dirigono al piano di sopra attraverso le due scalinate di destra e sinistra ma il nero fitto evocato non permette loro alcuna mossa. Dopo qualche momento giunge Exilus dalla scala sinistra e, dopo aver evocato una sfera di fuoco etereo, riesce ad illuminare fievolmente parte della zona del duello. Elizabeth e Aiace riprendono vigore e attaccano gli uomini di Havril, mentre Jano e VImaruk sono costretti a combattere in un buio che sembra penalizzare solo loro. Oltretutto il Mercante evoca una qualche sorta di nebbia che ovatta i suoni (così da non poter individuare gli uomini nel buio) rendendo l'atmosfera surreale. Vimaruk si getta in un affondo disperato al buio che, fortunatamente colpisce Havril. Quest'ultimo dal suo braccio emana una spada che appare come di ghiaccio e che affonda (trapassando lo scudo) nel corpo di Aiace. Questi perde i sensi incalzato anche da un altro uomo mentre Elizabeth ne atterra un altro. Exilus si avvicina ad Havril dissolvendo in parte l'oscurità dove Vimaruk e Jano cominciano a vederci parzialmente. Il barbaro affonda con la sua lancia nel corpo del mercante che, sbilanciato, cade dalla balconata sul cortile. Così Jano incalza lanciandoglisi di peso sopra trafiggendolo nuovamente e subendo egli stesso una nuova ferita che sembra una sferzata di ghiaccio. Havril muore e il buio e la nebbia con lui; i suoi uomini tuttavia, convinti che saranno uccisi continuano in una strenua lotta...